La città utopica di Auroville permette a uomini e donne di tutte le nazionalità di risiedere in pace e armonia. Qui, prospera l’unità umana.
Fondata nel 1968 e sorta nel distretto di Viluppuramdello stato di Tamil Nadu, in India presso la città di Puducherry, Auroville, o “Città dell’Alba”, è stata nominata città internazionale dall’UNESCO, con i suoi abitanti provenienti da oltre 50 nazioni e culture diverse.
La visione utopica di Auroville è stata fondata dalla leader spirituale Mirra Alfassa, conosciuta come la “Madre” di Auroville. Disegna il primo piano per la città nel 1960, dividendolo in quattro zone: industriali (fattorie biologiche), culturali (negozi e imprese), residenziali e internazionali (aree per visitatori).
Spesso ci concentriamo sulle differenze che ci dividono, che siano politiche, economiche o spirituali e, di conseguenza, creiamo barriere. Ma ad Auroville non c’è bisogno di alzare muri tra le persone, perché non ci sono sistemi limitanti. Non ci sono soldi, nessuna religione e nessuna politica. E così, le persone sono in grado di coesistere pacificamente.
Invece di un governo, i comitati autogestiti gestiscono la città, e piuttosto che i soldi, c’è l’Aurocard. L’alcol non è venduto all’interno di Auroville e alle auto è vietato entrare. Ma nessuna regola viene effettivamente applicata, in quanto non esiste un governo o una forza di polizia ufficiali. Invece, la città si basa su un sistema di fiducia tra i residenti.

Nello stesso anno, l’architetto francese Roger Anger ha trasformato la sua visione in un masterplan costituito da una spirale di case, edifici pubblici, fattorie e foreste. Da allora, le organizzazioni esterne hanno iniziato progetti per far progredire la visione originale di Auroville. L’architetto Anupama Kundoo, ad esempio, ha progettato case in stile Lego per i residenti, e gli architetti dell’Auroville Design Consultancy hanno realizzato oltre 20 spazi pubblici per la città, come asili, biblioteche, resort e case. Mentre molti devono ancora essere costruiti, i progetti previsti ruotano intorno alla connessione umana e alla sostenibilità ambientale.
Questa comunità pacifica e anarchica cerca di essere un’eco-città sostenibile, dove la coltivazione multipla, combinando alberi da frutto, campi di grano e frutteti, organizzati in 15 fattorie con ciascuna aventi un’area di circa 1 ettaro, assicura che ci sia abbondanza di cibo per sostenere la popolazione. Cinquanta abitanti e 300 vicini lavorano nelle fattorie, producendo il 2% di riso e cereali consumati e il 50% di verdure. Il villaggio è anche autosufficiente nel latte e prodotti lattiero-caseari, così come frutta di stagione. Ci sono molti altri progetti gestiti dagli Aurovilliani, dalle scuole all’IT, alle energie rinnovabili e alla produzione di artigianato. Di conseguenza, da 4.000 a 5.000 persone sono impiegate nei villaggi vicini.

Quasi il 60% dei residenti qui è straniero, Auroville vuole essere una città universale dove uomini e donne di tutti i paesi sono in grado di vivere in pace e armonia al di sopra di tutte le fedi, tutte le politiche e tutte le nazionalità.
Mirra Alfassa dice:
Lo scopo principale dell’educazione in Auroville è dare ai bambini l’opportunità di crescere, sviluppare e realizzare completamente i propri sogni, e si basa sull’esercizio e sul miglioramento delle loro capacità creative.
In questo luogo, i bambini sono in grado di crescere e svilupparsi integralmente senza perdere il contatto con le loro anime; l’istruzione viene data non per superare esami o ottenere certificati e posti di rilievo ma per arricchire le facoltà esistenti e produrne di nuove. In questo luogo, i titoli e le posizioni sono sostituiti da opportunità.
La bellezza in tutte le sue forme artistiche, pittura, scultura, musica, letteratura, deve essere ugualmente accessibile a tutti; la capacità di condividere la gioia che porta dovrebbe essere limitata solo dalle capacità di ciascuno e non dalla posizione sociale o finanziaria.
In questo posto ideale il denaro non è più il signore sovrano; il valore individuale ha un’importanza molto maggiore di quello della ricchezza materiale e della posizione sociale. Il lavoro non dovrebbe essere un modo per guadagnarsi da vivere, ma un modo per esprimersi e sviluppare le proprie capacità e possibilità pur essendo al servizio della comunità nel suo insieme, che, per la propria parte, fornisce la sussistenza di ciascun individuo.



